Unioni gay: la nostra lettera a Napolitano

Unioni gay: la nostra lettera a Napolitano

 

 di Anna Paola Concia e Sonia Alfano

A seguito della lettera inviata da Gasparri e Giovanardi al Presidente Napolitano sulla sentenza della Corte di Cassazione sulle unioni tra persone dello stesso sesso, insieme all'eurodeputata Sonia Alfano abbiamo inviato una lettera al Capo dello Stato, che vi invitiamo a leggere e diffondere.

Ill.mo Presidente Napolitano,

abbiamo appreso che il capogruppo del PdL Maurizio Gasparri e il sen. Carlo Giovanardi Le hanno chiesto di intervenire, in qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nei confronti del giudice Salvatore Di Palma, estensore della sentenza 4184/2012 della Cassazione sulle unioni tra persone dello stesso sesso. L’accusa nei confronti del giudice Di Palma è quella di aver espresso “opinioni personali” nella sentenza, invadendo il campo di competenza del Parlamento.

Questa richiesta ci pare estremamente originale, specie considerando che fino a qualche giorno fa la semplice requisitoria finale di un procuratore, con riferimento al processo Dell’Ultri, apriva, per bocca della stessa parte politica degli onorevoli Gasparri e Giovanardi, un dibattito sulla necessità di rivedere il reato di concorso esterno in associazione mafiosa come se la stessa Magistratura – in quel caso autorevole – ne rigettasse il valore.

Ci chiediamo per quale ragione un passaggio di una requisitoria – quella sì “mera opinione personale” – abbia valore giurisprudenziale, mentre il dispositivo di una sentenza della Corte di Cassazione rappresenti un’invadenza della magistratura rispetto alle prerogative del Parlamento.

Peraltro ci preme sottolineare che la Prima Sezione Civile di Cassazione nel dispositivo della sentenza ha solo compiuto il proprio dovere, rigettando il ricorso dei due cittadini italiani che chiedevano la trascrizione presso il comune di Latina del loro matrimonio celebrato a L’Aia, ma ravvisando contestualmente l’inadeguatezza dell’ordinamento italiano rispetto al mutato quadro – ormai vincolante – che si esplicita principalmente nella lettura combinata dell’articolo 12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo e dell’articolo 9 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, avallata da sentenze della Corte di Strasburgo.

Secondo tale giurisprudenza, ad esempio, la differenza di sesso tra i due nubendi non può essere più considerata come presupposto per l’esistenza del matrimonio civile.

Noi pertanto riteniamo che la Cassazione, nello svolgimento dei propri compiti, abbia fornito un contributo fondamentale, in linea con gli orientamenti giurisprundenziali europei.

Spetta ora al Parlamento italiano colmare le lacune legislative esistenti e occuparsi della tutela dei diritti di tutti, senza discrimazioni, proibite dall’articolo 31 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, parte integrante dei principi costitutivi dell’Italia in quanto Stato membro dell’UE.

Riteniamo dunque che Mario Monti e il suo governo, con l’appoggio della maggioranza parlamentare e dietro Suo interessamento, debbano fare un passo avanti anche sui diritti civili e non solo sulle pur fondamentali questioni economiche, dato che l’Italia è un Paese oggettivamente arretrato in materia. Basti pensare che nel Regno Unito il primo ministro David Cameron, conservatore, conscio del successo delle unioni civili, sta lavorando all’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso (e vorrebbe introdurlo entro il 2015).

Siamo certe che Lei, da Presidente di tutti gli italiani, con spirito europeo già ampiamente e meritoriamente dimostrato, saprà non solo difendere, ma soprattutto promuovere la giustizia, l’eguaglianza e i diritti dei cittadini oggetto di discriminazioni e violenze, rispettando i richiami e gli indirizzi giurisprudenziali della Corte di Strasburgo e quelli politici delle istituzioni europee, in primis il Parlamento Europeo.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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