GAY. LETTERA A CONCIA E BENEDINO DI ROBERTO MARCHIONNI
Cari Paola e Andrea, si può avere paura degli omosessuali? Io e mia figlia - 15 anni - amiamo i film horror ed è difficile trovare qualcosa che le metta paura. L'altra sera abbiamo visto insieme un film scritto per la tv di John Carpenter - Cigarette burns - e finalmente ho visto mia figlia avere paura, devo dire con buone ragioni. Però sia lei che mio figlio, quasi 12 anni (ai film horror non l'ho ancora introdotto, siamo fermi ai supereroi), non hanno mai paura quando abbiamo amici gay o amiche lesbiche a cena. Che io abbia figli molto coraggiosi? Io non penso che sia questa la ragione per cui ogni volta che parliamo con loro di quanto sia dibattuto e contrastato il tema dei diritti degli omosessuali si stupiscano della sterilità degli argomenti.
Mia figlia una sera mi ha detto: «Sono persone che si amano: ce ne vorrebbero di più al mondo in un periodo come questo. Più amore c'è in circolazione, meglio è per tutti». Dal suo punto di vista questa è un'affermazione che chiude ogni contradditorio: come si può negare, contrastare, ostacolare l'amore? Sono gli anni in cui ogni volta che suona la chitarra, ascolta una canzone, vede un film o legge un libro, pensa al suo amore. Senza alcuna mediazione culturale, alcuna sovrastruttura intellettuale e tantomeno politica. E reputa l'amore, di chiunque per chiunque, un dono, raro e prezioso.
Forse è proprio qui la soluzione. Dovremmo azzerare tutto e provare a ripartire da capo. Con una leggerezza che oggi è completamente assente. E guardare a due persone che si amano senza alcuna paura ma piuttosto come a persone che vivono pienamente, e proprio per questo a volte anche da invidiare.
Dirigente Agenzia di Comunicazione