LA LIBERTA’ NON SI PUO’ NORMARE
Domenica, in occasione della manifestazione delle donne, ci dividiamo. Paola ci va perché pensa che noi donne ci dobbiamo interrogare di più e collettivamente su quello che è oggi la libertà femminile, su che cosa ha prodotto. Perché questo bisogno di scendere in piazza va ascoltato, capito. E perché spera che accanto alla suora ci sia posto anche per lei, una donna lesbica che ama le donne.
Perché gli anni ’50 non le piacciono, sia quelli descritti dal “cummenda†presidente del Consiglio, sia quelli dell’Angelo del focolare. Perché vuole dare fiducia. Angela ha deciso di non andare. Le piacerebbe farlo con lo spezzone delle sex worker che si fa nella piazza di Roma, come annunciato da Pia Covre, ma alla fine ha deciso che non se la sente perché non condivide le idee principali della convocazione. Soprattutto non condivide l’idea prevalente che si contrappongono le donne perbene e le donne permale, né il paternalismo degli uomini che dicono di manifestare per “la dignità offesa delle donneâ€. Se proprio c’è una dignità offesa è la loro, il resto è un uso strumentale delle donne.
Ci sono però alcune questioni che non ci convincono entrambe. Per quanto le organizzatrici tengano a precisare che non si tratti di una manifestazione moralistica, la piega che ha preso il discorso pubblico e mediatico portano con sé questo rischio e questa venatura.
Care amiche che andate in piazza per questo è importante discutere, parlare.
Il fatto che intorno alla giornata del 13 si sia aperto un dibattito cosi allargato e anche critico, non è un segno di debolezza femminile. E’ un segno di vitalità , di ricchezza, di libertà . Non vi dovete quindi preoccupare o allarmare o offendere se i punti di vista sono diversi e a volte pure contrapposti. Semmai, va considerato un successo, una possibilità per chiarire alcune questioni che ci servono ad affrontare il futuro. A costruire un nuovo futuro. Ed è proprio il tema della libertà femminile che secondo noi va posto al centro. E’ un tema enorme, che non si può certo esaurire in poche righe. Ma è questo passaggio che d’ora in poi va affrontato, sviscerato. La libertà , è una prima considerazione che facciamo pensando al dibattito che si è aperto sul caso Ruby, non si può normare.
La libertà è libertà , anche quando non ci piace. Quando non corrisponde alle nostre idee, ai nostri modelli. Ai nostri valori. L’emancipazione delle donne ha prodotto fenomeni complessi che vanno certo analizzati e, volendo anche criticati, ma a cui non serve certo contrapporre vecchi modelli o vecchi schemi, contrapporre cioè una “normalità †che, come dice molto bene Lea Melandri in queste pagine, le donne hanno già abbondantemente smascherato.
Care amiche, è per questa ragione che, facendovi gli auguri per il successo della manifestazione, vi vogliamo però chiedere di vigilare insieme perché la critica al presente non diventi ritorno al passato. Ma soprattutto vi chiediamo di vigilare insieme perché, finito il caso Ruby, non si spengono i riflettori sulla questione uomo donna, sul rapporto tra pubblica e privato. Le donne oggi sono protagoniste della loro vita e della società . Eppure la politica continua ad essere nelle mani principalmente degli uomini, dominata da logiche di potere che vanno denunciate a prescindere dai risvolti sessuali. E’ una sfida a cui non possiamo rinunciare e che riguarda la destra ma molto, anzi soprattutto la sinistra. Sempre che la sinistra, donne e uomini, voglia costruire un’altra società .
P.S. Quando cominciamo a criticare i nostri amici, compagni, fratelli? Saremo più credibili…