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IL CALCIO FEMMINILE FA GOAL
Se due uomini, due calciatori si mettessero insieme, insomma si fidanzassero e si baciassero in pubblico, scoppierebbero tante e tali polemiche, che rischierebbe di saltare il sistema calcio. Sicuramente i due, considerati reprobi, verrebbero cacciati dagli stadi e fischiati ad ogni occasione. Si chiama omofobia e nel mondo del pallone è molto diffusa: è forse il luogo dove è più difficile da estirpare, in quanto essenza stessa della mentalità dominante negli stadi.
Se si butta l’occhio dall’altra parte, cioè al calcio femminile, il quadro cambia completamente: integrazione e critica all’omofobia sono gli elementi determinanti. Basta vedere i mondiali in Germania. La squadra di casa è composta da calciatrici provenienti da nazioni diverse, la leader del gruppo è kossovara di religione musulmana Fatmire Bajramaj, e alcune di loro sono lesbiche dichiarate (e pure sposate!). Invece di essere considerate “diverseâ€, “da disprezzareâ€, i loro connazionali vanno matti per le 11 giocatrici e all’inaugurazione dei mondiali, che si chiuderanno a Francoforte il 17 luglio, lo stadio era pieno come per le grandi occasioni. Altro che calcio di seconda categoria, calcio che non vale nulla. Lo stile qui fa la differenza. E se anche le calciatrici corrono di meno, dribblano forse ancora con meno stile, moralmente vincono sugli uomini. Tanto che lo spot per sponsorizzare i mondiali in Germania recita così: “Il terzo posto è roba da maschiâ€. Un chiaro riferimento al terzo posto della nazionale tedesca agli ultimi mondiali. Una presa in giro, che ribalta e ribadisce l’orgoglio di uno sport finora considerato di scarso livello e non adatto alle signore. Perché le protagoniste di questa pagina di grande apertura e rottura degli schemi, non tentano di assomigliare ai maschi. L’immagine che vogliono dare di se stesse è assolutamente lontana dallo stereotipo della donna mascolina. Giocano, corrono, vogliono vincere, ma da donne. Tant’è che uno spot le ritrae mentre in campo si mettono il rossetto. Nessuna omologazione, quindi, ma neanche la conferma degli stereotipi e dei ruoli che hanno tenuto le donne lontane dagli stadi. Stadi in cui le 11 calciatrici entrano suffragate dai loro tifosi, ma anche dalle istituzioni. Sì, avete letto bene, le istituzioni. All’inaugurazione dei mondiali c’erano tutti, proprio tutti quelli che contano compresi la cancelliera Angela Merkel e il Presidente della Repubblica federale Christian Wulff. Ma in campo è scesa anche la Federazione calcio tedesca che ha creduto in loro e in questo appuntamento, facendone forse il mondiale in cui il calcio femminile verrà definitivamente sdoganato. E l’Italia? E in Italia? Purtroppo qui dobbiamo frenare il nostro entusiasmo. La nostra nazionale di calcio femminile è stata eliminata e non parteciperà alle finali tedesche. La presenza tricolore è limitata a Carolina Morace, come allenatrice del Canada. Fuggita dall’Italia dove aveva preso solo due pesci in faccia per avere osato sfidare il calcio dei maschi, è lì a rappresentare le tante giovani che in questi anni hanno sognato e sperato inseguendo un pallone. Ma le istituzioni, a partire dalla Figc, le hanno lasciate sole. Riusciranno questi campionati tedeschi a smuovere le acque pure in Italia? Aspettiamo risposte.