HA RAGIONE RITANNA ARMENI
Abbiamo letto con grande interesse l'editoriale della scorsa settimana di Ritanna Armeni e abbiamo condiviso ogni riga. E ogni virgola. In questi due anni di discussione sugli scandali sessuali di Berlusconi non sono mancate donne e femministe che si sono smarcate dal coro e che hanno rappresentato un punto di vista diverso.
Ma l'articolo di Armeni ha avuto secondo noi la forza di esprimere il dissenso in maniera diretta, aprendo una discussione che avremmo dovuto affrontare da prima.
Comunque non è mai troppo tardi. Armeni, anche se in forma di dubbio, si chiede e ci chiede: non è che l'antiberlusconismo ci ha messe fuori gioco?
Abbiamo fatto bene, dice la giornalista, a criticare i comportamenti di Berlusconi, la sua idea delle donne. Non c'è dubbio. E' stato uno "spettacolo" penoso che va rimandato al mittente. Ma detto questo, dopo due anni, facendo un bilancio, non abbiamo sbagliato a discutere quasi esclusivamente di questo?
Non abbiamo fatto male a farci incastrare in un discorso spesso cavalcato da uomini che hanno utilizzato l'argomento della libertà femminile non per convinzione, non per vera adesione ma per convenienza?
Si, secondo noi abbiamo sbagliato. In questi anni i pensieri e le pratiche politiche delle donne non si sono certo fermate a questo dibattito. Fuori dagli schermi mediatici, i percorsi sono stati molto più complessi e variegati, non certo ascrivibili esclusivamente all'antiberlusconismo che ha dominato la scena mainstream.
Non si tratta quindi di ripartire da zero, ma di far emergere la ricchezza che c'è nel Paese.Una ricchezza politica, culturale, che vede tante donne protagoniste e che alcune "professioniste dell'antiberlusconismo" hanno invece occultato a loro favore.
Sono tanti gli effetti dell'antiberlusconismo di maniera, ma qui vogliamo provarne a indicarne alcuni che secondo noi potrebbero essere un utile terreno di confronto. In primo luogo, come dice Armeni, abbiamo perso di vista la discussione su ciò che vogliamo noi. Sui nostri progetti, sulla nostra idea di Paese. Dobbiamo riprendere a discutere tra di noi sulle priorità e sulla società che vogliamo costruire. Non si tratta di parlare della condizione della donna - come alcuni politici di sinistra si ostinano a dire - ma di esprimere il nostro punto di vista sul mondo.
Ecco, secondo noi, uno dei lasciti peggiori di questo dibattito è proprio il rischio di costruire ancora una volta l'idea della donna vittima o della donna schiacciata sul corpo e sulla sessualità . Come dimostra anche la recente elezione di Susanna Camusso alla guida della Cgil le donne non sono vittime ma sono le protagoniste della vita civile e politica del Paese. Eppure a leggere i giornali o a seguire i programmi televisivi le donne o non esistono o sono implicate in vicende sessuali con il capo del Governo.
Siamo convinte che Berlusconi sia al tramonto, non siamo certe che lo sia il berlusconismo. In ogni caso siamo curiose di vedere che cosa farà il centrosinistra. Sarà davvero in grado di valorizzare la libertà e il protagonismo femminile o premierà le fedelissime, le "governanti" della casa altrui? Il rischio è che tolto di mezzo il capro espiatorio del maschilista per eccellenza, scopriamo che i maschilisti sono tanti, di ogni colore e credo politico. E' alle donne del centro sinistra, alle nostre amiche che ancora una volta ci rivolgiamo: seppelliamo il berlusconismo anche noi, ricominciamo a parlare di noi, di come vorremmo ricostruire questo paese e di come vogliamo esserne protagoniste, mettiamoci in prima fila, chi di noi ne ha voglia, ma vi preghiamo di smettere di descriverci come vittime. Esiste anche questo, ma la nostra misura dello stare al mondo non è solo questa. E se ci sono conflitti da aprire con i nostri amici e compagni, facciamolo. E' su questo, sulla vita di noi donne che si gioca una grande partita oggi in Italia, questo dobbiamo saperlo.