Le Politiche dello Sport sono un investimento per il nostro Paese e per le generazioni future, in termini economici e sociali. Contribuisce per il 2% al PIL nazionale.
Di cosa ha bisogno lo sport italiano:
.
1) PIU' EDUCAZIONE MOTORIA E SPORTIVA NELLA SCUOLA
L'Italia, come rilevano tutte le statistiche è uno dei paesi europei dove si pratica meno attività motoria e sportiva, a partire dalla scuola. Sono 4 milioni quelli che abbandonano dai 14
ai 18 anni e altri 4 abbandonano dai 19 ai 24.
E' quindi di fondamentale importanza un investimento forte e concreto sull'educazione motoria e sportiva nelle scuole soprattutto nelle scuole primarie. E' necessario costruire un programma di governo, dove la scuola torni ad essere la base per la diffusione dell'educazione motoria e sportiva come strumento fondamentale di sviluppo psicofisico dei giovani e come promozione di stili di vita attivi, anche per contrastare l'obesità .
In questa ottica sono di fondamentale importanza investimenti idonei per l'impiantistica sportiva scolastica.
2) LO SPORT E' UN DIRITTO DI CITTADINANZA
Lo sport è un pezzo delle politiche pubbliche: delle politiche educative, delle politiche di promozione della salute, delle politiche sociali e delle politiche economiche e di promozione del territorio.
Il riconoscimento sociale che lo sport svolge passa inevitabilmente attraverso una diversa definizione legislativa di un diritto. E' necessario quindi un intervento legislativo laddove si riconosce lo sport come Diritto di Cittadinanza.
Come si evince dal Libro bianco del 2007 della Commissione Europea favorire la pratica sportiva è un diritto di ogni cittadino e dovere di ogni governo. Le quasi centomila associazioni sono il motore del mondo dello sport italiano e vanno sostenute con specifici provvedimenti normativi e fiscali.
3) PIU' SPORT E SALUTE, PIU' LOTTA AL DOPING
Investire sullo sport significa investire innanzitutto sulla salute dei cittadini di oggi e di domani. E' scientificamente provato come l'attività fisica combatta e riduca l'insorgere di malattie di varia natura da quelle cardiovascolari a quelle metaboliche. Investire sulla pratica sportiva per tutti significa investire sul benessere psico-fisico di tutta la popolazione con evidenti benefici e risparmi sulla spesa sanitaria. Prevenire è meglio che curare.
E' altresi necessario, nello svolgimento della pratica sportiva tutelare la salute dei praticanti sia a livello agonistico che amatoriale ripensando a strumenti diagnostici più puntuali per l'idoneità fisica degli atleti. Una piaga dello sport contemporaneo è quella del Doping che si diffonde tanto nello sport id vertice quanto nelle attività amatoriali, pensiamo ad esempio a quanto diffuso sia questo fenomeno nelle palestre e nelle attività dilettantistiche. Sicuramente l'attività di controllo e repressione è necessaria ma non sufficiente, va diffusa, a cominciare dalle scuole un'attività di educazione e informazione che deve nascere innanzitutto dalla divulgazione di una sana cultura sportiva .
4) UNA RIFORMA DELLO SPORT PROFESSIONISTICO
Lo sport professionistico in Italia,il calcio ma non solo, necessita di riforme e provvedimenti legislativi che ne possano tutelare e rilanciare il ruolo.
Tra questi i più impotanti sono:
Riforma della Legge 91 del 1980 modificando il concetto di professionismo visto che in 30 anni il mondo professionistico è radicalmente cambiato
Legge sull'impiantistica sportiva. Il nostro Paese ha bisogno di una legge sulla grande, media e piccola impiantistica sportiva per consentire la costruzione e la ristrutturazione di stadi, palazzetti e piccoli impianti.
I grandi impianti italiani sono tra i più brutti, più vecchi, meno sicuri e meno produttivi d'Europa. Tra l'altro in virtù dell'aumento degli spettatori televisivi va ripensata la logica stessa di costruzione degli impianti in modo da non perpetrare il mantenimento di cattedrali nel deserto che hanno costi di gestione altissimi. Occorre piuttosto investire sull'impiantistica leggera rendendo gli spazi aperti delle città delle palestre a cielo aperto. Così come incentivare la realizzazione delle piste ciclabili che rendono più sostenibile la mobilità cittadina.
Legge di tutela del merchandising che favorisca l'aumento dei ricavi da parte delle società sviluppando una politica di di promozione oggi resa impossibile dalla presenza sul mercato di falsari e abusivi.
5) UNA NUOVA GOVERNANCE DEL MONDO DELLO SPORT:
E' arrivato il momento di ripensare nel nostro paese la Governance dello sport italiano. Da quel lontano 1942, anno in cui è stato istituito il CONI, molte cose sono accadute: il mondo è cambiato, la pratica sportiva si è decuplicata, gli attori che organizzano lo sport nel nostro paese si sono moltiplicati. Il CONI è stato per moltissimi anni un Ministero dello sport, una vera e propria anomalia nel contesto internazionale. Negli altri paesi infatti i Comitati Olimpici Nazionali si occupano esclusivamente dello sport olimpico. Da noi non è stato così, il CONI è stato di fatto (e per certi aspetti lo è ancora come destinatario di risorse pubbliche) l'unica struttura istituzionale ad organizzare lo sport nel nostro paese con un ingente finanziamento pubblico. Ma in questi ultimi vent'anni gli attori istituzionali che governano lo sport si sono moltiplicati, a cominciare dalle regioni che con la riforma del titolo 5 hanno potere legislativo in materia di sport e impiantistica sportiva, per continuare con gli EELL che anch'essi governano e finanziano lo sport di base e agonistico.
E' impellente e doveroso per la politica e per il Parlamento ripensare sia il sistema di finanziamento che la Governance dello sport nazionale. Dando a ciascun attore istituzionale il suo compito e le necessarie risorse. In questa ottica la figura del Ministero dello sport diventa uno strumento fondamentale per indirizzare e coordinare i vari attori sul territorio nazionale, ma non solo, il grande ruolo del Ministero dello Sport deve essere anche di coordinamento interministeriale. Un ruolo importante che può essere lo strumento per mettere le politiche sportive al centro delle politiche pubbliche.
6) PARI OPPORTUNITA
Per fortuna negli ultimi anni le donne hanno invaso con risultati e numeri anche il mondo dello sport. Pertanto il tema della rappresentanza diventa sempre piu urgente. Donne nei posti dirigenziali dello sport italiano si contano ancora sulle dita di una mano, come del resto in tutti i settori della vita pubblica. E' il momento di applicare anche nel mondo dello sport istituzionale una norma antidiscriminatoria che preveda che un sesso non può essere rappresentato non meno del 40% e non piu del 60%.
UNA FORMAZIONE UNIVERSITARIA IN ARMONIA COL MERCATO DEL LAVORO
L'istituzione delle facoltà di scienze motorie sono state una grande conquista anche se non hanno prodotto i risultati sperati al momento della loro costituzione.
La formazione universitaria in un settore sportivo così professionalizzato deve essere all'altezza di un mercato del lavoro e di istanze dei cittadini utenti sempre più esigenti.
Le Università devono formare laureati che siano riconosciuti e abbiano accesso al mercato del lavoro con tutte le loro specializzazioni. Dalle professioni sanitarie, a quelle tecniche, al management e non ultime a quelle educative. A questo proposito essendo per noi una priorità l'introduzione dell'educazione motoria nella scuola primaria diventa ineludibile l'inserimento in queste dei laureati in scienze motorie.