Il mio intervento alla Direzione Nazionale del PD

Il mio intervento alla Direzione Nazionale del PD

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Roma 19 Dicembre 2008

Intervento di Anna Paola Concia

Lunedì scorso ho partecipato a una cerimonia che si è svolta alla Camera dei Deputati per il premio a Ingrid Betancourt come “Pellegrina di pace”. E’ stato bellissimo conoscerla e ascoltarla.

Perché mi sono detta: è possibile fare politica in modo diverso.
E poi mi sono domandata: cosa sto facendo io e cosa stiamo facendo noi? Noi siamo distratti a guardare il nostro ombelico. E non alziamo lo sguardo.

Non è retorica e non sono neanche ingenua: sono realista.

Lo ha detto Veltroni nella sua relazione: c’è una grandissima crisi economica e sociale. Le società sono sempre più diseguali, ingiuste, chiuse.

MA IO SO PER CERTA UNA COSA: che c’è una relazione strettissima tra le società chiuse e la crisi economica.

La risposta alla crisi economica non è quella di chiudersi, di escludere, di discriminare, di aumentare le disuguaglianze civili e sociali COME STA FACENDO QUESTO GOVERNO

Lo hanno capito tutti i paesi evoluti, lo hanno capito anche Governi conservatori come Francia e Germania, leader come Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
E’ di ieri la notizia di quello che Sarkozy vuole fare per ridurre le disuguaglianze: un’Agenzia contro le discriminazioni e una Commissione per promuovere le “diversità”.

Noi siamo un paese economicamente in crisi e siamo anche una società chiusa e diseguale e xenofoba e omofoba razzista. Una società così non attrae gli investimenti economici. Lo ha capito PERSINO Gianfranco Fini.
Che non lo capisca Berlusconi, passi.

MA NOI DOBBIAMO RIVENDICARLO, E CERCARLO CON FORZA. DOBBIAMO PERSEGUIRE la costruzione di società aperte, inclusive, che promuovano i nuovi soggetti della cittadinanza. A cominciare dalle DONNE.
Questo può essere un grande obiettivo politico che capiscono tutti, in cui tantissimi possono ritrovarsi, un’idea di società, una strada per costruire il futuro.

Le donne e gli uomini di questo paese non hanno bisogno SOLO di mangiare e di arrivare alla fine del mese. Hanno bisogno di futuro.

COME? Le italiane e gli italiani ci chiedono risposte

In questi mesi di costruzione del partito piano piano si è delineata una cosa che vi riassumo così e scusate la franchezza: un fratricidio tra fratelli maschi, dove le donne sono state a guardare silenti.

Irene Tinagli se ne è andata per questo: perché donne e uomini che non volevano distruggere ma volevano partecipare non hanno avuto spazio. Perché invece di ascoltarli di coinvolgerli avevamo tutte le nostre energie concentrate in un’entropia distruttiva, e non ci siamo neanche accorti che li stavamo perdendo. E stato un grave errore.

Vanno fatte due cose immediatamente:
1) Per tutti, smetterla con questo fratricidio. 2) Per noi donne, uscire dal silenzio. Da un silenzio complice.
Ma tutti insieme dobbiamo alzare lo sguardo DAL NOSTRO OMBELICO e con Veltroni e gli altri, guardare a quello che succede in Italia e nel mondo e cominciare a dare delle risposte tutti insieme.

Il tempo è scaduto: “chi ti dice che sia una disgrazia” direbbe una mia amica. Ci troviamo di fronte a un bivio.
Dice Emily Dickinson: “Non conosciamo mai la nostra altezza finchè non siamo chiamati ad alzarci”: tutte le questioni aperte in questo momento, problemi economici e sociali, questione morale, etica pubblica, classi dirigenti, democrazia, esigono CORAGGIO. Il coraggio di cambiare.

E vengo al rinnovamento all’interno del partito.
Ho partecipato a discussioni su internet, ho firmato documenti, ho discusso con i miei coetanei. L’ho fatto sempre con spirito costruttivo. Io credo nel PD. Ci credo ancora. Ma Lo dico innanzitutto a loro, ai miei coetanei: non basta SEMBRARE nuovi, bisogna ESSERE nuovi.

E nuovi si è non solo se si è giovani, ma se si hanno delle idee, se si cercano strade nuove nella pratica politica, se si è umili, se si vuole essere migliori, se si PRENDE IL TRAM E SI ASCOLTA LA GENTE.
Io questo non lo vedo ancora!!! Vedo ancora vecchie pratiche, mentre voglio che una nuova classe dirigente di questo partito abbia questa caratteristiche e una caratteristica importante: LA LIBERTA!

LA libertà delle idee e la voglia di stare in prima fila, il coraggio di esporsi e di prendersi delle responsabilità. E’ troppo facile farsi cooptare sotto le ali mamma e papà!!! Non è di questo che abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di donne e uomini che ci mettono la faccia!
Allora, come diceva ancora Veltroni: costruiamola tutti insieme una nuova classe dirigente del PD.

In che modo? Vi faccio un esempio sportivo: avete presente la staffetta? Quattro atleti e ciascuno di loro fa un pezzo di pista: tutti devono contribuire a costruire la vittoria altrimenti non si vince.
Bisogna collaborare. Come i giochi di squadra: a pallavolo se l’alzatore non passa bene la palla lo schiacciatore sbaglia.
E’ questo il rapporto che ci deve essere tra vecchio e nuovo gruppo dirigente: dobbiamo pretendere donne e uomini liberi, autorevoli capaci, preparati e chi vuole aprire lo spazio del rinnovamento deve passare bene la palla, spianare la strada.
Così si costruisce. Dal centro alla periferia del Partito: UN PENSIERO UNA VISIONE UN OBIETTIVO, e una squadra a realizzarlo, ognuno libero di dare il contributo delle sue competenze specifiche, della sua autorevolezza personale

Voglio dire una cosa sommessamente: può succedere che non si riesce più ad essere abbastanza coraggiosi, innovatori, ma non per cattiveria ma perché non si hanno abbastanza energie interiori per esserlo.
Ma una classe dirigente che vuole dare spazio a nuove energie, può e deve costruire le condizioni perché altri possano spendersi, misurarsi, mettersi in gioco. Una classe dirigente autorevole lo può fare se è lungimirante. Bisogna anche qui avere a cuore il bene comune e questa creatura che tutti abbiamo contribuito a costruire e che è il PD. Vi chiedo questo.

Nei momenti difficili, che siano i momenti difficili di un paese, di un partito, di una famiglia, si fa quadrato. Ma poi ci si rende anche conto che le strade e le modalità consuete sono inservibili. Saltano, perchè salta la normalità.
Mi rivolgo alle mie amiche e compagne:
Siamo il 50 per cento ma oggi siamo mute. Non dobbiamo salvare il partito come le crocerossine. MA questo partito deve diventare anche nostro, perché è solo così che possiamo contribuire al bene del paese, costruire un mondo che ci assomigli e soprattutto parlare alla società.

Ieri sera quando abbiamo votato sull’autorizzazione a procedere per Margiotta, avevo le lacrime agli occhi, per il clima che c’era.
Ho visto le facce smarrite di tutte quelle brave persone sedute tra i banchi del PD.
Caro Veltroni, quelle facce devono essere una FORZA non una debolezza. La forza del PD!

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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