Mentre scrivo sono reduce da una partita di tennis nel circolo dove ho fatto la maestra di tennis per anni. Nel bel mezzo del match, mi sono fermata a pensare come è cambiata la mia vita. A quanta vita mi è passata addosso da quando ero lì a lavorare in mezzo ai bambini. E’ stato incredibile, perché ho avuto una sensazione di vertigine, di spaesamento. Ho sentito una grande responsabilità . Sembrerà ingenuo e anche demodé, ma il lavoro di parlamentare l’ho preso sul serio. Tanto sul serio da pensare che, come gli altri miei colleghi del PD, abbiamo una grandissima responsabilità : impedire che questo paese smetta di sentirsi una comunità . Di questo si tratta, questa oggi è la posta in gioco. Non è cosa da poco perché per farlo bisogna avere il coraggio di entrare dentro i cambiamenti profondi che attraversano la nostra epoca, dentro le paure vecchie e nuove, dentro i desideri, le aspettative delle donne e degli uomini di tutte le età . Un lavoro immane che come diceva Veltroni l’altro giorno all’assemblea costituente, comporta un “bagno di umiltà â€. Quel bagno di umiltà che, forse, ci è mancato e ci manca ancora. L’umiltà di non credere di sapere sempre tutto sulle vite altrui. L’umiltà di saper ascoltare anche quello che non ci piace. Credo che sia arrivato quel momento. Per tutti, nessuno escluso. E nessuno si deve sentire più bravo degli altri, più preparato, più pronto. Forse solo questo è lo spartiacque per costruire una nuova classe dirigente del PD. La capacità di mettersi in gioco, in sintonia con la società e costruire insieme agli altri le risposte per una società migliore di questa, che sappia davvero andare verso il futuro. E non basta essere giovani per fare questo, come non basta l’esperienza per sapere interpretare i cambiamenti. Ecco perché in questo mese in cui in tutto il mondo si festeggia il Gay Pride ho cercato ossessivamente di far capire a tutti i politici che ho incontrato sulla mia strada che cosa significa questa manifestazione. Ho cercato di far capire cosa significa per noi scendere in piazza per ricordare a tutti il giorno in cui è nato il movimento omosessuale nel mondo. Di far capire che si, per noi è una festa ma, in Italia non abbiamo niente da festeggiare quando succede che mentre torni a casa quattro balordi ti prendono per i capelli e ti sbattono al muro dicendoti “brutto frocioâ€. Che non c’è niente da festeggiare se tua madre e tuo padre arrivano a tentare di ucciderti perché sei omosessuale. Certo che ti senti brutto sporco e cattivo e ti domandi se, forse, davvero non sei sbagliato e non sei all’altezza di reggere queste situazioni. Ma chi è all’altezza, accidenti! Chi è capace di reggere tanta fatica interiore? I politici italiani, forse, dovrebbero passare qualche brutto quarto d’ora come tanti omosessuali derisi, picchiati, umiliati, per capire che il nostro è un paese omofobo e che bisogna fare qualcosa, che la politica e le istruzioni devono fare il loro dovere: il bene dei cittadini. E costruire le condizioni per far vivere tutti in un paese civile. Essere un paese che, appunto, si sente una comunità , in cui si rispettano le regole ma si è nello stesso tempo rispettati. Per questo ci vogliono dieci, cento, mille Gay Pride nel nostro paese, per poter dire che non esistono amori di serie A e amori di serie B. Esiste l’amore, quello che si costruisce ogni giorno, che aiuta tutti noi a vivere. E aiuta anche noi omosessuali. Il clima rispetto ai nostri diritti è pessimo, ma purtroppo, il clima nei confronti di tutte le diversità è preoccupante in Italia. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Ci mancavano le impronte ai bambini rom. Vengono braccati i diritti umani. E’ questo quello che il centro destra sta facendo: sta minando alla radice i fondamentali principi della convivenza di un paese. E lo sta facendo giocando con le nostre paure. Troppo facile e troppo pericoloso. Il Gay Pride e la nostra battaglia sui diritti degli omosessuali e dei transessuali è una medicina contro questo cancro strisciante. Somministriamola a tutti, grandi e piccoli: venite in tanti al Gay Pride di Bologna e aiutateci a sconfiggere questo morbo. I nostri diritti fanno bene a tutti.
Anna Paola Concia Deputata PD