Un partito nuovo, che non abbia paura dei diritti
Andrea Benedino
Anna Paola Concia
Cari costituenti, ormai è fatta. Il Pd è nato e non si può più fare gli «gnorri», girarsi dall’altra parte, fare finta di non sentire, fischiettare distrattamente quando ci chiedono quali saranno i valori del Pd. Sarà un partito laico e rispettoso di tutti? Su temi spinosi, come i diritti civili e i temi eticamente sensibili quali saranno (a grandi linee!) le sue posizioni? Le domande cominciano a diventare incalzanti. Come quelle di Miriam Mafai ieri nel suo bell’articolo. E un partito deve dare delle risposte. Deve avere il coraggio di stare nel mondo, mescolarsi con la realtà e dire cosa pensa. Semplicemente. Perché questo è quello che le persone vogliono: chiarezza. Oggi, per esempio, in Toscana si è aperta una polemica feroce contro l’Assessore Fragai che ha lanciato una campagna sincera, vera: «l’omosessualità non è una scelta». Ha detto la verità . E di verità abbiamo tutti bisogno. Perché ci permette di guardare il mondo per quello che è, senza finzioni. E di trovare le risposte. Noi, vorremmo che il Pd fosse questo: un partito che non ha paura della verità . E quindi, oggi che la fase costituente del Partito Democratico si è aperta e Walter Veltroni è stato eletto a furor di popolo segretario, oggi è il tempo della verità . E a partire dalle scelte della prima riunione dell’assemblea costituente, come ad esempio l’elezione delle Commissioni sullo Statuto e sul Manifesto dei Valori, si capirà se la scommessa sulla costruzione di un partito davvero nuovo e laico potrà essere vinta oppure no. Se prevarrà un’impostazione di «partito melting pot» in cui le diverse culture di provenienza di ciascuno riusciranno ad amalgamarsi e a fondersi in una sintesi nuova ed avanzata, oppure se prevarrà un’impostazione vecchio stampo in cui le vecchie burocrazie dei partiti che furono si limiteranno a giustapporsi le une alle altre, rivendicando ciascuna i propri spazi e le proprie quote. Non è una differenza da poco per chi guarda al nuovo partito dal punto di vista della battaglia sui diritti civili, perché nel primo caso si scorgerebbe all’orizzonte la prospettiva di sintesi nuove e risolutrici sulle questioni più spinose, mentre nel secondo a prevalere sarebbero soltanto i veti incrociati.
Si prospettano quindi di fronte a noi mesi di intenso impegno politico e civile per costruire la prospettiva di un partito che sappia essere davvero rivoluzionario per la politica italiana, imponendole di sciogliere quei nodi sui temi etici e sui nuovi diritti che da troppi anni ci costringono agli ultimi posti nella classifica della modernità delle democrazie europee.
Nel corso di questa campagna elettorale ci si è limitati ad accennare a queste questioni. Spesso si sono usati i Dico per conferire o negare improbabili patenti di laicità a questo o a quel candidato, sfuggendo il confronto nel merito delle questioni che da anni il movimento lgbt pone ad una politica italiana troppo sorda. Si sono usati questi temi in modo ideologico per dividere anziché per unire. Walter Veltroni ha avuto se non altro il merito, a differenza di altri, anche attraverso lo scambio epistolare con i sottoscritti pubblicato sulle pagine di questo giornale, di affrontare queste tematiche con un linguaggio nuovo, senza troppe reticenze ed assumendosi impegni precisi. Ora però siamo giunti al momento in cui alle promesse devono seguire i fatti. Siamo alla vigilia della discussione decisiva in Senato sui Cus. Contemporaneamente la Commissione Giustizia della Camera discuterà in sede legislativa entro la fine dell’anno le norme contro la violenza omofobica. Di qui a gennaio verranno predisposti e poi sottoposti al voto dell’Assemblea Costituente Nazionale lo Statuto del nuovo partito ed il suo Manifesto dei Valori. Su tutti questi temi cosa è lecito attendersi dal nuovo Partito Democratico di Walter Veltroni?
Miriam Mafai ieri ci sollecitava su un punto importante: attenzione alle parole del Papa e di Mons. Bagnasco sul lavoro precario. Attenzione, diciamo noi, a non riesumare la vecchia formuletta tanto cara alla cultura comunista secondo cui «i diritti civili sono diritti borghesi, individuali e vanno messi da parte, mentre i diritti sociali, quelli sì che sono importanti!». Attenzione al ritorno di una cultura vecchia come il cucco, della quale nessuno sente la mancanza. Attenzione perché in tutto il mondo, dall’America ad Angela Merkel, i diritti sociali e i diritti civili non sono più considerati in contrapposizione o in un ordine di priorità . Insieme vanno affrontati e insieme vanno risolti, perché solo insieme possono contribuire a costruire società inclusive, giuste e moderne. Le società di domani. Quelle società che il Pd deve impegnarsi a costruire se vuole essere davvero nuovo, moderno, di tutti, nessuno escluso. Noi, questo Pd vogliamo. Per questo Pd ci batteremo. Siamo i soli? Qualcun altro la pensa come noi? Siete 2800, battete un colpo.