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Auschwitz, Adolek e la canzone della vita in un luogo di morte
di Anna Paola Conciatutti gli articoli dell'autore
L'ho guardato e riguardato almeno dieci volte per essere sicura di provare davvero quella sensazione. E tutte le volte che l'ho guardato ho pianto di gioia e ho ballato con loro, come in una danza liberatoria.
Sto parlando di un video girato da un sopravvissuto ad Auschwitz, un vecchietto di 89 anni, con sua figlia e i suoi nipoti. Nel video Adolek Kohn balla con la figlia e i nipoti nei luoghi dell'orrore nazista dove era stato internato. Ballano davanti alla entrata di Auschwitz, in mezzo ai campi di concentramento, ai binari della morte, di fronte ai forni crematori, una canzone simbolo della libertà : I will survive di Gloria Gaynor.
Per una volta in quei luoghi di morte Adolek balla la canzone della vita insieme alla sua famiglia, che non solo è scampata allo Shoah, ma si perpetua di generazione in generazione. Trovo questo video bellissimo: quei luoghi li ho visitati con dei ragazzi insieme a Piero Terracina, deportato anche lui, e oggi, mi rendo conto che là in mezzo a quei binari della morte allora mi sarebbe piaciuto urlare, cantare e ballare che la vita ha vinto, che abbiamo vinto noi!
Ma è bello perché oggi più che mai la memoria bisogna conservarla: gli Adolek sopravvissuti ci stanno lasciando e noi abbiamo il dovere di rendere eterni i ricordi, con tutti i mezzi, anche con youtube, per raccontare ai nostri figli. E fare tesoro. Quel video è un grande atto di coraggio, rompe schemi. Ha suscitato sentimenti contrastanti e critiche, come è ovvio. Perché prima di riuscire a coglierne il senso profondo resti sconcertato: vorresti essere là con loro a ballare ma poi ti chiedi "Oddio, come si può ballare, quello è il simbolo della morte".
E tutto si confonde, finché¨ non cominci a ballare con Adolek e alla sua discendenza che non era prevista, e pensi sì, questo è un inno alla vita che dobbiamo ballare sempre, qui e ovunque.