STRINGO IL TRICOLORE. SOGNO I DIRITTI DEI GAY.
Barcellona 24 luglio 2008, Palazzo San Jordi ore 21.30: quando lo speaker ha chiamato la delegazione italiana e sono entrata dentro lo stadio con la bandiera in mano davanti a quei trecento ragazzi e ragazze, i miei occhi si sono riempiti di lacrime e ho sentito che la mia vita era tutta lì, in quell’attimo. In quel momento ed in quel luogo pieno di significati e di simboli, mi sono sentita parte di una storia. Sono stata scelta portabandiera della delegazione italiana alla cerimonia inaugurale degli Eurogames 2008 (i giochi degli atleti gay, lesbiche e transessuali). La bandiera che stringevo pesava ancora di più, perché per noi omosessuali italiani è ancora la bandiera di una nazione che non ci riconosce diritti sacrosanti.
Nella mia vita solo lo sport è stato capace di regalarmi emozioni immense, quelle che ti ricordi per sempre. E l’altra sera nel Palazzo San Jordi insieme a 5000 atleti e atlete gay e lesbiche da tutta Europa ho sentito addosso, a 45 anni, che tutte le fatiche di una vita valevano quel momento: lo sport, i diritti civili, la responsabilità oggi di essere parlamentare, il fatto di portare quella bandiera, di essere vestiti uguali, è stato come sentire una voce che mi diceva: ragazzi tutti insieme ce la possiamo fare! E, forse, solo tutti insieme. Ho ancora addosso i sorrisi degli atleti italiani che come me si andavano a “cimentare†agli Eurogames. E quella macchia azzurra, che alla cerimonia di apertura degli Eurogames era la prima volta che si vedeva, mi è sembrato un segno, una premonizione.
Ma noi, ci dobbiamo credere che un giorno quella bandiera rappresenterà davvero anche gli omosessuali italiani. Dobbiamo continuare a lottare per i nostri diritti, senza tirarci indietro, come lo sport ci ha insegnato. Da parte mia, ci proverò dal Parlamento, finché avrò le forze, finché avrò le energie, come ho fatto vincendo il torneo di tennis tra “toste†ragazze del nord Europa. Ci ho messo l’anima, quel di più che serve per vincere le battaglie importanti. Questi giorni di sport e diritti civili sono stati giorni meravigliosi. La Spagna accoglie, include, costruisce strumenti di cittadinanza attiva, perché sa che solo così si possono costruire le società del futuro. Solo così si costruisce lo sviluppo economico e sociale di una nazione. Il sindaco di Barcellona nel suo bellissimo e calorosissimo discorso agli atleti durante la cerimonia ha detto “benvenuti a Barcellona, la città della libertà â€. Lui, al contrario di Berlusconi, quella parola si può permettere di pronunciarla. Grazie Barcellona, grazie per avermi regalato tutte queste emozioni. Perché porto a casa la consapevolezza che noi italiani non siamo soli e che il vento dei diritti prima o poi soffierà anche da noi.